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DUE PROGETTI DI RINASCITA

micreohub 29 Aprile 2021 15


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Una piccola, straordinaria, storia di economia circolare. Così si può raccontare l’esperienza imprenditoriale di Fabia Ferrato, 29 anni e un sogno nel cassetto: utilizzare arredi creativi realizzati con materiali di riuso per restituire nuova vita allo stabilimento balneare di famiglia, a Villapiana, sulla costa ionica della provincia di Cosenza.

E se il lido circolare può sembrare a primo impatto un progetto originale e ambizioso, il momento in cui Fabia decide di realizzarlo attribuisce all’impresa una dimensione di coraggio straordinario e di grande determinazione. Fabia, infatti, sceglie di mettersi all’opera e decide di comporre il numero di MiCreo Hub, società di consulenza aziendale riconosciuta dall’Ente Nazionale per il Microcredito, quando è appena terminato il primo lockdown in Italia. Il telefono squilla dopo giorni di silenzio in cui a dominare sembra solamente la paura. A maggio 2020, infatti, la crisi economica non si è ancora dispiegata in tutta la sua portata ma già preme sullo spirito del Paese: l’incertezza sul futuro di imprese e famiglie è elevata, molte attività, insieme alle scuole, restano chiuse, il turismo in particolare, settore in cui si inserisce il progetto di Fabia, è fermo e non c’è alcuna chiarezza sulle prospettive dell’estate alle porte. Eppure in uno scenario così complesso Fabia riesce a mantenere salda una convinzione: non è il momento di rimandare, la sua è una strada professionale ormai tracciata, bisogna soltanto pensare a un solido business plan e alle modalità di accesso al credito.

Oggi, dopo quasi un anno, Wild Beach è un meraviglioso lido con una grande personalità e con la fortuna di trovarsi in un posto incantevole e incontaminato – dalle cui caratteristiche prende, appunto, il nome. Allo stesso tempo Wild Beach rappresenta un caso di successo imprenditoriale, perché la piccola imprenditrice emergente che ha deciso di investire nello stabilimento sostenibile non solo ha dedicato tempo, energie e lavoro quotidiano al progetto, ma ha saputo attribuire al lido una connotazione estremamente contemporanea. L’economia circolare qui non è una semplice aspirazione ma una concreta realtà. L’arte alle pareti, così come gli arredi interni ed esterni, le sedie recuperate e ridipinte a mano, una diversa dall’altra, la panchina ricavata da una piccola imbarcazione da pescatore, sono allo stesso tempo espressione della volontà di non produrre rifiuti, recuperando e rimettendo in circolo materiali, e della creatività dell’autrice che oltre a un estro artistico ha dimostrato di possedere solide capacità manageriali. Con lei, infatti, è attiva una piccola squadra di persone che, dice la giovane imprenditrice, “non lavorano per me, ma con me”.

Fabia ne è consapevole: senza l’accesso al microcredito Wild Beach sarebbe rimasto solo un progetto. Coinvolgente, entusiasmante ma astratto, presente solo sulla carta. La microfinanza, invece, ha permesso a Fabia di compiere passi imprenditoriali sicuri e progressivi grazie all’assistenza e al monitoraggio costanti, con un periodo di pre-ammortamento esteso utile a una pianificazione serena e un’attuazione incrementale del progetto. Non solo. Assumendo una prospettiva complementare, la piccola straordinaria esperienza del lido sostenibile rappresenta un grande stimolo anche per i tutor, per gli operatori di microcredito e per chi ha il compito di valutare nel merito le proposte imprenditoriali dei piccoli imprenditori emergenti. Economia circolare, sostenibilità, rifiuti zero, non sono etichette di moda adatte a banali operazioni di greenwashing ma sono pratiche concrete da promuovere tra le micro-imprese perché sostanzialmente vincenti. Quando una nuova micro-impresa oltre a produrre reddito per gli imprenditori promuove stili di vita e di consumo diventa leva di cambiamento per la comunità intorno e riesce al contempo a ottenere un posizionamento chiaro rispetto a una platea di possibili utenti e clienti. Non solo. La micro-impresa circolare è sostenibile nel tempo e risulta una strategia vincente per singoli imprenditori, cooperative e società.

E se la sfida appare ambiziosa, non è possibile negare l’impatto che le piccole, ma anche le micro-imprese, possono davvero determinare. Anche se siamo più spesso abituati al racconto di grandi storie di pratiche circolari, anche nei territori. Qui in Calabria, ad esempio, una storia significativa, a tal proposito, è quella di GOEL. Il gruppo cooperativo conta 350 lavoratori dipendenti con attività che spaziano dal turismo responsabile all’agricoltura biologica dove GOEL è riuscita ad applicare una logica di circolarità attraverso il riutilizzo degli scarti. Come ha avuto modo di raccontare per una intervista al portale EconomiaCircolare.com Vincenzo Linarello, Presidente GOEL, l’olio vergine, con un mercato alimentare ridotto, è impiegato con ottimi risultati per la cosmesi mentre dal pastazzo, rifiuto derivato dalla spremitura delle arance, vengono estratti gli oli essenziali di agrumi. Per GOEL la visione è chiara: l’etica deve essere efficace. Ma come può una piccola realtà ottenere risultati simili, economicamente sostenibili, partendo dallo stesso spirito ma con capacità produttive profondamente diverse e con risorse, in termini finanziari e di personale impiegato, notevolmente più ridotte?

Katia Stancato

Rivista trimestrale Microfinanza

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